Tito

Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese / Municipalities

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Il primo insediamento umano nell'area doveva sorgere su un'altura a nord-est del monte che domina Tito.
Il ritrovamento di alcuni reperti archeologici in questa zona ne è conferma.
Nelle fonti ufficiali il nome di Tito si legge in alcuni documenti in cui viene citata la donazione di alcune terre da parte di Arniperto, nobile longobardo abitante in Tito, all'abate di Montecassino avvenuta nel 823.
Il nuovo centro forse andò aumentando a partire dal 1420 quando, molti abitanti della vicina Satriano, distrutta dalla regina Giovanna II D'Angiò-Durazzo di Napoli, qui si stabilirono.
Nel Medioevo fece parte della contea di Satriano e successivamente appartenne a diverse stirpi nobiliari. In epoca più recente, nella seconda metà dell'Ottocento, ebbe un ruolo attivo nella cacciata dei Borboni e all'adesione della Lucania al regno d'Italia.
Il toponimo potrebbe avere diversi significati: derivare da tutus (luogo fortificato), avere origine da titus, (soldato) o da titulus (confine o monumento, tomba).
Non molto distante dal paese si trova la torre di Satriano.
La piazza del seggio presenta una fontana monumentale in pietra (XIII sec.) e il palazzo comunale a cui si accede tramite un arco durezzesco del XV sec.
La parte alta del paese ospita il convento francescano di Sant'Antonio, costruito nel 1514, antica sede di un prestigioso studium di teologia e filosofia.
La facciata evidenzia tre portali d'ingresso decorati in pietra del 1529. Il chiostro conserva un ciclo di affreschi del 1606 che propone alcune storie di Sant'Antonio e di San Francesco di Giovanni De Gregorio, detto il Pietrafesa e di Girolamo Todisco.
Annessa al monastero è la grande chiesa di Sant'Antonio, dello stesso periodo del convento. La primitiva costruzione molto semplice fu arricchita nel Seicento. Restaurata dopo il terremoto del 1980, mostra nell'interno due navate. La navata centrale evidenzia un ciclo pittorico di Giovanni Todisco.
L'altare maggiore in legno è ornato da pannelli, scolpiti nella prima metà del Cinquecento e appartenenti al vecchio coro.
Diverse tele di Giovanni De Gregorio e diverse sculture lignee di ottima fattura impreziosiscono la chiesa.
Nell'abitato troviamo la chiesa Madre, la chiesa Immacolata Concezione, la chiesa del Calvario.
Da non perdere la chiesa della Madonna delle Grazie, restaurata e modificata dopo il terremoto del 1980, conserva un crocifisso ligneo del Settecento e alcune statue.
In largo convento si trova il fondo Carlo Alianello e in contrada San Venere, il centro Cecilia per la creatività.
Fuori dall'abitato, in località Acqua Bianca, si possono trovare sorgenti di acque sulfuree.
Sempre fuori dal paese, sul monte che domina Tito, a 1067 metri si trova il santuario Madonna del Carmine, meta di fedeli attraverso un percorso che abbina sacralità e natura.

References

Fonti
I mille sapori del verde (guida al Parco dell'Appennino Lucano), Clementi Editore;
Carta del patrimonio storico architettonico e archeologico fruibile, edizione Parco Nazionale Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese, prima edizione gennaio 2010;
Carta dei luoghi sacri nel Parco, edizione Parco Nazionale Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese, prima edizione gennaio 2010.

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